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Il produttore racconta: i vantaggi di contivare Salanova® in idroponica

Sapete cosa vuol dire coltivare in "idroponica"? Si tratta di un metodo perticolarmente adatto per gli ortaggi a foglia tra cui Salanova®! Oggi lo scopriamo insieme all'imprenditore maremmano Luigi Galimberti titolare di Sfera.

Cosa vuol dire coltivare in Idroponica? Io non lo sapevo e per questo l’ho chiesto a Luigi Galimberti, imprenditore maremmano fondatore di Sfera, startup nata nel 2016 con l’obiettivo di realizzare il primo impianto di produzione di ortaggi completamente sostenibile, attraverso la costruzione di una serra idroponica innovativa ed efficiente. Alla base del progetto Sfera regna la consapevolezza della necessità di imparare a produrre meglio con meno, di poter sostenere i cambiamenti climatici, geopolitici e sociali in atto e di poter garantire alle generazioni presenti e future il diritto al cibo. Il recupero delle acque meteoriche e il ciclo di coltivazione chiuso permettono a Sfera di accumulare acqua nel periodo invernale per poi impiegarla nei periodi siccitosi. A parità di chili prodotti, SFERA impiega il 90% dell’acqua in meno rispetto alle coltivazioni su suolo. Ad un miglior utilizzo delle risorse si associa anche un approccio più responsabile all’intero processo produttivo; all’interno di Sfera si trovano le condizioni di coltivazione ideali sia dal punto di vista qualitativo sia igienico-sanitario. Ad oggi Sfera ha dato lavoro a 220 persone diventando così l’azienda più grande della provincia di Grosseto; è la serra più grande d’Italia ed è presente nella GDO da marzo 2018.
Luigi ci puoi parlare di come avviene la coltivazione di Salanova® in idroponica?
Come tutti gli ortaggi a foglia, anche la Salanova® viene coltivata mediante la tecnica DFT (Tecnica del flusso circolante) o floating che prevede la coltivazione in vasche, anche di ampie dimensioni (1000 m2), generalmente appoggiate direttamente sul terreno, appositamente spianato e sagomato. Queste strutture contengono 30 cm di soluzione nutritiva, sulla superficie della quale vengono sistemati dei pannelli di polistirolo con appositi fori o solchi dove verranno seminate o trapiantate le diverse colture. La parola floating (galleggiante) nasce dal fatto che si tratta di un vero e proprio galleggiamento delle piantine sul liquido sottostante. All’interno delle vasche sono presenti sensori di pH e EC che inviano i dati ottenuti ad una centralina, la quale, utilizzando pompe volumetriche, gestisce l’invio di nuova soluzione. La soluzione nutritiva viene preparata aggiungendo all’acqua di partenza dei sali che apportano alle piante tutti i macroelementi ed i microelementi di cui esse necessitano per il loro sviluppo.
Quali sono le caratteristiche che rendono il territorio in cui si trova Sfera perfetto per questo tipo di coltura?
La posizione geografica, le condizioni climatiche del luogo, il cuore della Maremma Toscana, esattamente nel comune di Gavorrano, sono state sono state determinanti per la scelta del terreno su cui realizzare Sfera. Tanti i fattori da considerare: la giusta irradiazione, la giusta umidità, ventilazione e temperatura.

Quali sono i vantaggi di questo tipo di coltivazione rispetto agli altri?
I vantaggi delle colture fuori suolo sono molteplici. Il fuori suolo ci permette di coltivare in qualsiasi luogo e condizione, all’aperto o al chiuso, in orizzontale od in verticale, addirittura sui tetti o nelle cantine (pensando ad un’agricoltura “urbana”, in spazi molto piccoli oppure in grandi strutture ormai dismesse come i vecchi capannoni industriali); in questo modo le coltivazioni potrebbero essere realizzate in zone situate vicino al luogo di commercializzazione, riducendo i costi economici e ambientali dovuti al trasporto. Grazie ad esso possiamo superare i vincoli legati all’impiego del terreno, consentendo di produrre in aree non utilizzabili in agricoltura a causa delle pessime caratteristiche chimico- fisiche del suolo, comprese quelle dovute a “stanchezza” (problemi di salinità, carenze di sostanza organica ed elementi nutritivi, accumulo parassiti e patogeni che attaccano l’apparato radicale e il colletto come nematodi, funghi e batteri). Nei sistemi fuori suolo si ha un maggior controllo delle condizioni fitosanitarie: svincolandosi dal terreno, infatti, viene ridotta, se non eliminata, l’incidenza di quelle malattie che si diffondono per questa via, e viene naturalmente eliminata del tutto la competizione con le erbe infestanti. Occorre però aggiungere che, soprattutto in caso di sistema a ciclo chiuso, può essere frequente l’insediamento di altri agenti patogeni specifici di questo nuovo habitat. In ogni caso però, la coltivazione idroponica ci permette di ridurre l’utilizzo di fitofarmaci e di utilizzare con successo le strategie di difesa integrata con particolare attenzione alla lotta biologica, dato che ci troviamo in un ambiente confinato, all’interno del quale possiamo gestire al meglio le popolazioni di organismi e microrganismi immessi per contrastare i patogeni. Il fuori suolo permette inoltre un controllo ottimale dell’approvvigionamento idrico e nutrizionale delle piante, con riflessi positivi su quantità e qualità delle produzioni. Il consumo idrico viene ridotto, soprattutto con i sistemi chiusi, grazie ai quali si può avere un risparmio di acqua fino all’80-90% rispetto alla coltivazione tradizionale su suolo. Le rese unitarie aumentano e le caratteristiche qualitative delle produzioni migliorano; si ottengono infatti frutti molto uniformi tra loro e soprattutto con ottime caratteristiche chimico-fisiche (alto grado Brix e lunga shelf-life). Inoltre, il prodotto ottenuto avrà ottime caratteristiche salutistiche, conferite per esempio da una molto ridotta presenza di residui tossici (dovuta al limitato uso di pesticidi). Oltre a quanto detto fino ad ora, è opportuno aggiungere che, con una coltivazione di questo tipo, non si deve realizzare la disinfezione del terreno perché si usano substrati sani e si evita perciò di usare prodotti estremamente dannosi dal punto di vista ambientale, come i fumiganti. Il non utilizzo del suolo infine ci evita di dover effettuare tutte quelle lavorazioni utilizzate nel metodo tradizionale, senza le quali è possibile garantire rapide successioni dei cicli colturali ed è soprattutto possibile ridurre l’impatto ambientale ed economico che queste creano (ad esempio il consumo di combustibili fossili, l’impiego di macchinari, ecc).

 

Il produttore racconta: i vantaggi di contivare Salanova® in idroponica

Storia di insalata di

Fabrizio Savigni

Fabrizio Savigni

Food blogger / scrittore

Fotografia, cucina e viaggi sono solo alcune delle mie innumerevoli passioni. Con esse mi nutro e soprattutto mi diverto! Per me rappresentano momenti di creatività allo stato puro, di reciproco... Leggi tutto

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